Come nasce il progetto di Un altro Lunedì

La ricerca delle imprenditrici, la scelta delle storie, il progetto nelle scuole

Come nasce il progetto di Un altro Lunedì

L’idea di questo spettacolo è nata a giugno 2021: volevamo raccontare il mondo del lavoro come strumento di arricchimento a livello umano, personale e sociale.

Portare in scena le vite di imprenditrici è prima di tutto una preziosa occasione per parlare di donne, seguendo la strada dell’umanità più vera. 

“Un altro lunedì. Storie di acrobatica quotidianità per signore” è uno spettacolo che racconta il percorso imprenditoriale di dodici donne bergamasche che sono state in grado di sfidare i rigidi schemi della nostra società, affermando la propria personalità e perseguendo i propri obiettivi, talvolta contro tutto e contro tutti. Storie vere che esulano da una rappresentazione della realtà rivista e corretta.

*In foto l’imprenditrice Barbara Bona, Unipel – Bamafashion S.N.C.

Un anno di lavoro

La selezione delle donne coinvolte è avvenuta in dialogo con CNA Bergamo e con il Comitato Imprenditoria Femminile della Camera di Commercio di Bergamo.

Abbiamo selezionato e intervistato a lungo sia imprenditrici che fanno micro impresa sia amministratrici di PMI. Alcune storie sono state scelte perché l’azienda ha un profondo rapporto con il territorio e le persone che lo abitano. La maggior parte sono imprenditrici che operano in settori storicamente considerati inusuali per una donna, e che forse proprio per questo ci hanno colpito. Le aziende in questione appartengono a comparti produttivi molto diversi tra loro: dalla manifattura industriale al tessile, passando per l’agricoltura.

Il lavoro di ricerca è stato lungo e importante. Per arrivare alla realizzazione compiuta del nostro spettacolo di narrazione ci è voluto un intero anno. Dopo un primo confronto con la CNA abbiamo scoperto che nella provincia di Bergamo ci sono tra le 15mila e le 20mila imprese intestate a donne. Non è un numero che deve sorprendere: in diversi casi le donne sono intestatarie, per motivi di convenienza, di un’attività gestita totalmente dal marito. C’è poi invece un numero importante di micro o piccole imprese che operano in ambiti considerati tradizionalmente femminili come ristorazione, estetica o moda.

Tartaruga APS ha scelto di raccontare imprese femminili anticonvenzionali: Un altro Lunedì porta sul palco le vite di donne abituate a vivere tra compressori d’aria e cantieri, polvere e operai. Sono tutte di età differenti: attraversano intere generazioni e porteranno il pubblico a viaggiare nel tempo. Una di loro, Ida Rocca, ha 83 anni.

Perché proprio “Un altro Lunedì”

“Un altro Lunedì” parla di lavoro. Come canta Lorenzo Cherubini “Quando non si lavora / è sempre sabato / Vorrei che ritornasse presto un altro lunedì”. Questo brano musicale parla di due disoccupati, due persone che hanno perso il lavoro da poco e si ritrovano a vivere un eterno sabato. La canzone è stata pubblicata in un contesto molto diverso da quello in cui siamo stati tutti catapultati dalla pandemia da Covid-19, eppure il suo testo è quanto mai rappresentativo di quanto è avvenuto nel nostro passato recente, qualcosa di cui ancora portiamo le tracce.

“Un altro Lunedì” è anche una metafora, l’augurio per un nuovo inizio. Ci piacerebbe che l’esperienza lavorativa venisse percepita con un approccio rinnovato, come un’esperienza a tutto tondo, in armoniosa continuità con la vita privata. Mettere le donne al comando delle aziende potrebbe aiutare a superare alcuni rigidi dogmi, come quelli sugli orari di lavoro. 

Forse se ci fossero più donne nelle posizioni apicali potremmo finalmente cambiare alcune condizioni radicate nel mercato del lavoro e nella nostra società.

Perché diciamo questo? La donna quando agisce lo fa nella sua interezza. Siamo in un’epoca in cui, per fare qualsiasi cosa, viene richiesto un alto livello di specializzazione. Le donne hanno un approccio diverso al mondo, compreso quello del lavoro, perché sanno essere totalizzanti: questo non significa che non siano preparate ma piuttosto che la loro forma mentis, libera da gabbie e schemi rigidi, sa reinventare i modelli produttivi.

La proposta per le scuole superiori

Questo spettacolo parla di donne ma è per tutti, in primis i giovani. Ecco perché verrà riproposto nelle scuole, soprattutto negli istituti professionali e nei corsi Enaip, considerati meno prestigiosi, meramente funzionali al fatto che uno studente debba imparare una mansione pratica, senza sviluppare necessariamente una cultura.

Incontreremo questi ragazzi e queste ragazze perché crediamo nella nobiltà della loro pratica operativa, nella possibilità che ci sia una complementarietà tra lavoro e vita privata. Saper usare le mani non significa dimenticare la mente, nell’ottica di raggiungere una piena realizzazione di sé.

Oltre alla visione intera della narrazione, proponiamo dei laboratori che si aprono con la lettura di due storie tratte dallo spettacolo e proseguono con interventi di imprenditori e imprenditrici. A conclusione dell’incontro è prevista un’ attività di gruppo collaborativa, nella quale gli studenti scopriranno come concepire un progetto imprenditoriale. Questo spazio è condotto da Andrea Della Valentina di CNA Bergamo.